TAVOLARA > L’AVIFAUNA
Tra pietre e vegetazione su Tavolara, Molara e Molarotto vivono alcune delle più importanti colonie di uccelli marini del Mediterraneo.
Marangone dal ciuffo
Forse la presenza più caratteristica è proprio quella del marangone dal ciuffo.
Già a dicembre gli adulti mettono la livrea nuziale: il becco diventa giallo carico, l’occhio di un verde smeraldo e il piumaggio assume un aspetto brillante con iridescenze verdi.
La cresta è eretta sul capo e da quel momento ogni spaccatura, ogni cespuglio ospita almeno una coppia.
A Tavolara si possono contare più di 300 nidi, ma è a Molarotto dove il marangone la fa da padrone. Sul piccolo scoglio occupa tutti gli anfratti, si nasconde tra i malvoni e molti nidi dei ritardatari sono allo scoperto.
In aprile quando piccoli e adulti si accavallano sulle sporgenze rocciose per asciugare il piumaggio lo spettacolo è al massimo.
Se poi si ha la fortuna di immergersi sotto uno dei
posatoi si possono osservare le loro evoluzioni in cerca di cibo: sono notevoli apneisti e riescono a scendere anche a grandi profondità.
Sott’acqua spesso si fermano, guardano in giro, sfilano tra le rocce lasciando una scia di piccole bolle: è l’aria intrappolata nel piumaggio che sfugge.
A volte formano grandi gruppi e pescano insieme: se la mangianza è abbondante può capitare di vederli assieme a berte, gabbiani reali e corsi.
Può succedere anche di vedere due, tre delfini (Tursiops truncatus) entrare nel gruppo per associarsi al banchetto.
Sono scene non da “alta stagione” ovviamente, ma in autunno ed in inverno fino all’inizio della primavera nel mare di Tavolara, Molara e Molarotto succede anche questo.
Berta
Se le berte minori hanno quasi abbandonato la Grotta del Papa, resta il fatto che la popolazione stimata di queste procellarie è di circa 7000 coppie nidificanti.
I nidi occupano ogni tipo di anfratto soprattutto nei versanti orientali di Tavolara e Molara.
Spesso al largo delle isole si incontrano grandi assembramenti di migliaia di esemplari posati sulla superficie del mare.
Più problematica la stima delle coppie di berta maggiore, che viene osservata in ogni periodo dell’anno in gruppi di 30-40 individui.
D’inverno alcuni esemplari sono stati rinvenuti anche nella zona di cresta.
I Gabbiani
I gabbiani reali occupano tutte le isole, con più di 1000 coppie nidificanti.
Qualcosa di impensabile…
in riva a Spalmatore può accadere di assistere a qualcosa di impensabile…
…ecco un gabbiano che volteggia sul bassofondo e poi improvvisamente picchia per pescare.
Tocca la superficie dell’acqua e stranamente scompare sotto. Ricompare dopo un attimo, sembra ferito, non riesce a volar via.
Ha solo fatto male i calcoli, cercando di ghermire un polpo di diversi chili che ha pensato bene di trasformarsi da preda in predatore.
Dura più di cinque minuti la lotta finché i tentacoli mollano
la presa e lo stralunato gabbiano riesce a riprendere il volo.
A Molara nidifica il gabbiano corso.
La colonia, accerchiata dai gabbiani reali, negli ultimi anni ha cambiato sito più volte, ma il numero delle coppie, un centinaio, è sempre considerevole.
Fuori dal periodo riproduttivo i corsi si disperdono lungo la costa, avvicinandosi a riva: ma non perdono quel non so che di nobile che li distingue dai reali.
Hanno il volo più lieve e manovrano con maggiore destrezza.
Sterna
Sulle piccole isole di granito nidificano le sterne comuni: coppie isolate depongono le uova sulla roccia e difendono accanitamente il nido da qualsiasi intruso.
Il pericolo maggiore per gli uccelli marini, che nidificano a Tavolara e sulle altre isole vicine, è costituito dai ratti che predano le uova.
Di giorno sono invisibili, ne si intuisce la presenza dagli escrementi e dalle tane.
Di notte invece c’è un gran affollamento di roditori un po’ dappertutto, fin sulle spiagge.
Falco pescatore
Questo splendido uccello è oggi solo un ospite occasionale dei vicini stagni costieri.
Fino al 1965, quando nidificava, per i giovani pescatori locali l’inerpicarsi fino al nido, per raccogliere le uova, era prova di coraggio e di maturità: proprio sul monolite calcareo di Punta del Papa fino a pochi anni fa erano ancora ben visibili i resti dell’ultimo nido.
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