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TAVOLARA > LE IMMERSIONI

 

 

Per gli appassionati dell’immersione subacquea la zona è una delle più interessanti dell’intero Mediterraneo. Da molti anni è attivo a Porto San Paolo il Centro Sub Tavolara (tel. 0789 40360) che organizza immersioni guidate nei punti più belli. Il Centro, aperto tutto l’anno, offre inoltre corsi di immersione a tutti i livelli. È anche un ottimo punto di riferimento per chi volesse informazioni sia sugli aspetti naturalistici, che sulle possibili sistemazioni.

Quando andare
I periodi più belli e meno affollati per visitare Tavolara e le altre isole sono la primavera e l’autunno. In aprile e maggio è tutto più verde e per gli appassionati di botanica c’è da andare alla scoperta della miriade di endemismi e di rarità. In settembre e ottobre, smaltita la sbornia del turismo agostano, nell’acqua ancora calda e limpidissima è possibile fare incontri da favola sia in apnea che con le bombole: è il momento in cui si avvistano i grandi branchi di ricciole, in cui si vedono i tonni saltare fuori dall’acqua sottocosta e spesso ci si trova ad essere sull’unica barca che circola tra le isole.

TEDDJA LISCIA
La più classica delle immersioni in parete a Tavolara (foto a lato)
da non perdere!
difficoltà: da facile a media

Le falesie di Tavolara in alcuni punti si inabissano verticali fino a 22 metri ed il fondo è ricoperto dai grandi massi franati. Tedja Liscia (pron. tègghia. ) è una località proprio al centro della falesia a sud dell’isola dove alcuni grandi blocchi di calcare sono sparsi su un bassofondo di 13-15 metri.
Di qui, allontanandosi dalla parete, grandi massi si alternano a franate piene di anfratti, cunicoli e passaggi.
Nelle zone illuminate, sul sottile feltro di alghe brucano numerosissime le astree (Astrea rugosa) e passeggiano le grandi stelle rosse (Ophidiaster ophidianus), mentre le zone in ombra sono ricoperte di gorgonie gialle, spugne e alghe rosse. Dirigendosi verso est la parete sovrastante crea più ombra e un bellissimo ambiente di precoralligeno ospita branchi di corvine. Una grossa cernia ha la tana in un punto impensabile, a soli 18 metri di profondità, e se non c’è la guida a mostrarvela è praticamente introvabile.
Scendendo verso ovest invece si incontrano aragoste e se si è sufficientemente cauti una bella cernia in candela.
Più in profondità alcuni massi sono completamente ricoperti di gorgonie ed al limite della visibilità navigano grossi dentici e orate.

L’OCCHIO DI DIO
In parete un’enclave di coralligeno e tante cicale
molto bella
difficoltà: facile
(foto a lato, Corallo nero)

Una lunga frattura percorre la parete dell’isola e in prossimità del mare forma un grottino triangolare con un masso proprio al centro: sembra l’immagine classica dell’occhio di Dio.
La fessura prosegue anche sott’acqua fino a 15 metri di fondo e termina su una spianata di sabbia bianca e sottile.
Le pareti della spaccatura sono ricoperte di alghe rosse calcaree che formano mille anfratti ricoperti da briozoi, spugne e spirografi: è una situazione da manuale.
Ci troviamo infatti in un ambiente coralligeno, tipico oltre i 40 metri, modificato data la scarsa profondità, eppure molto affascinante per la ricchezza di vita che racchiude.
All’inizio dell’estate grandi cicale vi si insediano per la riproduzione, per poi tornare a maggiori profondità.
A est e ad ovest della spaccatura si distendono frane di massi dove, senza scendere oltre i 20-25 metri, si possono incontrare corvine, grosse cernie e tante gorgonie gialle.
Durante l’estate spesso un branco di barracuda è stanziale nella zona.

CARABOTTINO
Due grotte ed una cigliata piena di buchi
da non perdere!
difficoltà: facile

In una rientranza della parete, dove la roccia è strapiombante, si scende su un bassofondo ed a circa 4 metri e mezzo si apre un largo cunicolo di origine carsica che sbocca in un canalone a 9 m di profondità.
L’interno della grotta è ricoperto di leptopsammia e di spugne; qualche aragostina sporge dalle nicchie ed un angusto cunicolo laterale è occupato da una nuvola di piccolissimi gamberi. Seguendo il canalone e senza superare i 12 metri di profondità si giunge, dopo aver seguito la parete sulla sinistra, ad una grotta il cui fondo è tappezzato da grossi cerianti.
Sulla volta si innalzano due stretti camini, che risalgono fin quasi alla superficie, popolati da un numero incredibile di gamberi meccanici (Stenopus spinosus).
Sulle pareti tappezzate di spugne fa capolino qualche aragosta e grossi nudibranchi grattano le loro spugne preferite.
Chi vuole scendere di più, può iniziare l’immersione proprio di fronte alla grotta, dove a 24 m è posata una enorme lastra di calcare; sotto il lastrone nuotano corvine e mustelle.
Risalendo verso la superficie il bassofondo è contornato da una cigliata alta 4 metri in cui si sono formate piccole cavità e fori passanti, dove si nascondono piccole cernie e nuvole di re di triglie. (foto sopra: triglia).

SECCA DEL PAPA
Una delle più belle secche del Mediterraneo
pareti di paramuricee rosse e gialle (foto a lato) e grandi pesci
da non perdere!
difficoltà: impegnativa

È un’immersione impegnativa perché il fondo attorno alla secca è a 42-45 m, l’immersione va fatta a mezz’acqua sulla quota dei 30 e spesso si incontra corrente.
La secca, a nord est dell’omonima Punta del Papa, è formata da una sequenza di guglie calcaree che si innalzano dal fondo: la più elevata raggiunge i 15 metri e le altre variano tra i 24 ed i 30.
Il lato a nord ovest delle rocce è ricoperto da paramuricee dai grandi ventagli rossi e gialli (Paramuricea clavata).
La guglia principale ha una parete alta circa 20 metri ricoperta di gorgonie.
Spostandosi verso i picchi più profondi si incontrano cernie, grandi dentici e dopo l’estate enormi branchi di palamite e di ricciole.
La risalita avviene a spirale attorno al pinnacolo più alto: gli anfratti sono occupati da piccole cernie, granseole, murene e gronghi. Vicino al cappello una spaccatura è piena di dromie dalle caratteristiche chele rosa.
Proprio sulla sommità, immersa in una nuvola di castagnole, crescono i sargassi e spesso in una cavità si può osservare il riccio diadema (Centrostephanus longispinus).
Sugli idrozoi pascolano diverse specie di nudibranchi. Quando si è alla sbarra per la sosta di sicurezza, guardando verso il fondo si può veder passare qualche grande pesce pelagico, mentre alla fine dell’estate la corrente trasporta una gran quantità di animali planctonici, soprattutto ctenofori.

SECCA DEL FICO
A spasso tra panettoni di granito e cataste di massi in cerca di cernie
molto bella
difficoltà: facile

Tra Tavolara e Molara, a maestrale dello Scoglio del Fico, sul fondo si incontrano una serie di emergenze granitiche molto simili a quelle che sono visibile fuori dall’acqua.
Si scende su un enorme panettone con il colmo a 11 metri contornato da cataste di massi fessurati e ricchi di tafoni.
Sul feltro di alghe, che ricopre le rocce, spicca il giallo delle spugne (Verongia aerophoba) e sugli idrozoi sono molto diffuse le flabelline ed altri nudibranchi.
Branchi di salpe, di saraghi fasciati e di tordi si muovono in sincronia setacciando il fondo.
Sotto le volte dei sassi si accendono i colori delle spugne (foto a lato): arancio, giallo e azzurro contornano briozoi e madreporari. Nelle spaccature stanno infilati di taglio i saraghi.
Ma il bello dell’immersione sta nel cercare di vedere il maggior numero di cernie.
Si può arrivare a vederne 10-12 di buone dimensioni, ciascuna nel suo anfratto preferito. Alcune hanno tane molto ampie, vere caverne, altre invece si infilano in fessure incredibili.
L’immersione si snoda così, come una passeggiata, passando da un gruppo di massi all’altro in un ambiente luminoso, dove nel periodo estivo la visibilità può superare i 40 m.

SECCA DI PUNTA ARRESTO
Uno scenario di guglie e canaloni dove può anche capitare di incontrare un delfino (foto a lato)
molto bella
difficoltà: media

A nord ovest di Molara, ad un centinaio di metri da riva, dalla superficie si vede distintamente la sommità della secca.
È formata da spuntoni granitici che continuano sott’acqua i contrafforti emersi dell’isola.
Le guglie sono inframezzate da profondi canaloni che scendono fino a 27-28 m. Nelle cataste di massi al fondo dei canaloni si nascondono corvine e cernie e negli anfratti bui stazionano le cicale.
Scendendo lungo il ripido pendio della secca qualcuno ha avuto la fortuna di trovarsi di fronte un delfino che veniva a curiosare. La visibilità è sempre molto ampia e spesso dal largo si avvicinano rapidi branchi di ricciole o di dentici.
Ma l’aspetto più affascinante dell’immersione è costituito dallo scenario roccioso e dagli stupendi tagli di luce che crea il sole nelle mattine d’estate.

SECCA A NORD DI MOLAROTTO
Acque limpidissime e un branco di barracuda mediterranei (foto a lato) in uno scenario di grande impatto visivo
da non perdere!
difficoltà: media

Lo scoglio di Molarotto è l’ultimo avamposto di terra verso il largo. Quasi privo di vegetazione ospita una numerosissima colonia di marangoni dal ciuffo che hanno ormai quasi sbiancato l’isola ricoprendo gli scogli di guano.
Poco lontano da riva, a nord, inizia una sequenza di secche rocciose formate da enormi bastioni di granito, inframmezzati da profondi canaloni, attorno ai quali si possono snodare un’infinità di percorsi subacquei.
Qui alla fine dell’estate la visibilità è eccezionale e si possono sempre fare grandi incontri. Molarotto è il regno delle ricciole e dei grandi dentici, ma sulla secca si incontra di tutto: grosse murene, grandi corvine e cernie.
Sul fondo attorno ai 28 m si incontrano anche grosse aragoste. Lo spettacolo fisso è costituito da un branco di un centinaio di barracuda mediterranei che stazionano nei pressi di uno dei colmi della secca e spesso fanno veloci incursioni per osservare gli intrusi subacquei.

RELITTO OMEGA
Un peschereccio, affondato il 17/02/74
giace sul fondo in più tronconi (foto a lato)
divertente
difficoltà: facile

L’Omega è posato su un fondale di 18 m ed è spezzato in vari tronconi: frantumato dal violento impatto contro gli scogli dei Cerri prima e dalla violenza del mare poi.
È l’ideale per chi vuole fare la prima esperienza di immersione su un relitto sia per la profondità sia perché il primo incontro con un relitto a pezzi è meno impressionante di quello con una nave intera.
Il bello dell’immersione sta proprio nel vagare tra le varie parti cercando di ricostruire mentalmente la nave. Si vede molto bene la prua capovolta: forma una specie di cunicolo in cui nuotano numerosi i re di triglie.
Il ponte è adagiato sul fondo e la sala macchine è perfettamente riconoscibile. La poppa svetta verso la superficie in un intrico di cavi e cime.
Allontandosi verso terra si incontrano altri frammenti ed una scala protesa verso l’alto. Il relitto è abitato da una gran quantità di animali.
Soprattutto dopo l’estate è facile incontrare un bel branco di ricciole che gira attorno alle lamiere.
A volte sotto il ponte si osserva un gruppo di saraghi, mentre aragoste e gronghi fanno capolino da tubi e oblò.

 

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