TAVOLARA > GLI SMISURATI TOPI …
Le leggende più belle spesso sono contaminazioni tra reale e immaginazione, racconti che si nutrono della tradizione e della storia della terra cui appartengono. Tavolara ne custodisce molte, alcune antiche altre più moderne.
Le capre dai denti d’oro
Le zone delle creste e delle falesie dell’isola sono ambienti praticamente intatti e sottoposti ancora oggi ad una modestissima presenza umana: sono il regno delle capre dai denti d’oro.
Si racconta che le capre di Tavolara sono rappresentanti di una razza endemica caratterizzata da una patina dorata sui denti.
A prova di ciò i tavolaresi portano il fatto che anche gli agnelli da latte hanno questa particolarità, che non potrebbe quindi avere un’origine alimentare.
In realtà oggi le capre di Tavolara sono dirette discendenti di quelle abbandonate a metà anni sessanta dagli abitanti dell’isola quando, con la costruzione della base militare, si trasferirono sulla terraferma.
I topi giganti
Tra gli animali leggendari dell’isola di Tavolara compaiono i “topi giganti”.
Il naturalista Cetti pensava che fossero topi comuni appartenenti alla specie
mus domesticus major di dimensioni notevoli.
E’ invece probabile, anche se non certo, che fossero animali di più nobile stirpe, quella del prolagus .
Quest’animale, estinto non si sa bene quando, ebbe infatti gran diffusione in Sardegna.
A Tavolara ne rimangono tracce fossili e subfossili.
La foca monaca
Ad abitare queste acque e le grotte dell’isola è stata invece la foca monaca. Animale che per la sua rarità è sempre stato protagonista di vicende anche fantastiche.
Sul lato est dell’isola, nella Grotta del Papa (di grandissimo interesse anche archeologico), fino agli anni ’70 si riproduceva il pinnipede; dopo questa data solo avvistamenti.
Ma anche qui, come nel resto delle coste sarde, non si può più parlare di una popolazione, ma soltanto di singoli individui vaganti.
La strada romana
A nord dello Spalmatore di Terra c’è una zona chiamata “strada romana”.
Si tratta di una lunga ed ampia sequenza di blocchi squadrati, separati da fessure più o meno ampie, che ad un’osservazione superficiale può far pensare ad una pavimentazione.
Siamo invece in presenza di una delle tante testimonianze dell’evoluzione geologica dell’isola.
Tra i 6 ed i 9 metri di fondo giace infatti non una strada romana, ma una “beach rock”: si tratta cioè di una spiaggia fossile.
Questa ed altre morfologie si conservano perché la Sardegna è una regione stabile dal punto di vista geologico. E infatti, lungo la falesia sud di Tavolara sono evidenti i solchi di battente fossili, che risalgono a circa 120.000 anni fa, 8 m. sopra la superficie del mare.
Intorno a 20-18.000 anni fa invece (durante la glaciazione wurmiana) il mare scese fino a 110 m. al disotto del livello attuale. Beach-rocks, piattaforme di abrasione e solchi di battente fossili, oggi sott’acqua a diverse profondità, testimoniano le fasi della successiva risalita.
I sommergibili
La presenza nell’isola della base Nato è lo spunto da cui sono partite le fantasie che raccontano di armi nucleari e mostri pronti a partire dalle acque limpide e cristalline dell’isola.
La riservatezza delle informazioni e l’immaginazione delle persone ha poi costruito una storia su possibili sommergibili nucleari.
Niente di vero, se non che la base militare è utilizzata per le comunicazioni radio con i sottomarini.
Sott’acqua invece c’è uno degli ambienti meno disturbati di tutta l’isola; tra i massi ci sono cernie, corvine e grandi branchi di salpe, ma di sommergibili fortunatamente nemmeno l’ombra.
I re-pastori
La vicenda del popolamento umano dell’isola meriterebbe ben più spazio.
La leggenda dei re ad esempio, molto conosciuta e reclamizzata, è solo parzialmente tale.
Giuseppe Bertoleoni, proprietario di greggi, occupò all’inizio dell’Ottocento alcune isole, tra cui Mortorio, per stabilirsi poi definitivamente a Tavolara. Certo è che suo figlio, Paolo Bertoleoni, primo re dell’isola, un qualche riconoscimento lo ricevette direttamente da Carlo Alberto, principe di Savoia, che poi diverrà vero re del regno sabaudo.
A riprova di ciò a Buckingham Palace, tra le immagini di tutte le dinastie regnanti del mondo, c’è anche una foto del Re di Tavolara, re del più piccolo regno del mondo.
Dopo la costruzione del faro e l’insediamento di pescatori ponzesi (immancabili dove ci sono le aragoste e a Tavolara ce n’erano tante!) la popolazione dell’isola crebbe fino ad un massimo di una sessantina di abitanti.
Oggi, persi soprattutto i ritmi ed i contenuti della vita di quell’eterogenea comunità, rischia di perdersi anche la storia con la scomparsa dei “vecchi”.
L’ultimo dei re, Carlo, è scomparso nel 1993 e si è così interrotta la discendenza diretta per primogenitura.
Tonino, cui spetta il titolo come secondogenito, è proprietario di un bel ristorante sulla grande spiaggia di Spalmatore ed assieme alla sorella Maddalena, anche lei col suo ristorante, custodisce i ricordi del regno, oggi frazione di Olbia e in gran parte di proprietà di una ricca famiglia romana e del demanio militare.
L’ultima leggenda
C’è infine l’ultima leggenda che sta divenendo realtà. Nel dicembre del 1982 lo Stato Italiano aveva emanato una legge che prevedeva l’istituzione di 22 (ventidue!) riserve marine e tra esse era compresa l’area di Tavolara e Capo Coda Cavallo.
Successivamente la regione Sardegna ha emanato una legge che prevede 109 (centoenove!) aree protette con diversi regimi di salvaguardia ed in esse sono comprese Tavolara, Molara e Molarotto. Nel 1997 il Ministro per l’Ambiente ha emanato il decreto che istituisce l’area marina protetta di Tavolara e Capo Coda Cavallo: a distanza di oltre due anni non si è ancora formato il consorzio dei comuni che deve gestire il parco e la discussione sulla zonazione dell’area è ancora in alto mare
Forse la leggenda del parco di Tavolara non è destinata a restare tale, ma più delle altre è avviata a trovare riscontri concreti, fuori dal mito.
Nelle foto in ordine dall’alto
Capra rinselvatichita
1953 foca monaca
Tomba del re
Tavolara
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