SA TUNDIMENTA
la tosatura estiva delle pecore
L’economia sarda, in larga parte, è ancora fondata sulla pastorizia: circa quattro milioni di pecore producono un latte che, successivamente, viene lavorato in tanti modo diversi dalla mano del pastore.
Tutto ciò che ruota attorno alla pecora è ricco di valenze e significati culturali, tipici della tradizione pastorale sarda.
E’ primavera inoltrata, in beranu, quando i primi caldi opprimono le pecore ed è tempo di alleggerirle dell’oramai ingombrante vello: è il momento della tosatura, sa tundidura o tundimenta.
E’ un vero e proprio evento, quasi un rito che ha i suoi luoghi (sos tundidorzos) e i suoi cerimoniali.
Il giorno della tosatura coincide con il periodo di rientro dalla transumanza, lo spostamento delle greggi dai pascoli bassi a quelli di collina.
I preparativi
Tutta la famiglia si prepara all’evento: si ripuliscono i sacchi di orbace (oggi si usano soprattutto quelli in canapa e plastica) per riporci la lana, si oliano le forbici, sos ferros de tundere, si confezionano le leccornie per il banchetto.
Inizia la tosatura
Si inizia al mattino con l’adunata delle pecore all’interno di una korte (un recinto chiuso di forma circolare in pietra e frasche), irrobustita per l’occasione: le pecore si spaventano alla vista delle compagne senza lana e possono dare in escandescenze.
Ad una ad una le pecore vengono prelevate da sa korte, portate all’esterno e sdraiate sul dorso, con una abile e rapida mossa.
Una volta a terra, alla pecora, vengono legate insieme le 4 zampe con una corria (cordicella): la pecora è immobilizzata e in questo modo sarà più facile tosarla.
Sos ferros de tundere (le forbici per tosare)
sono forbici di ferro brunito, appuntite, grandi, lunghe circa 35 cm, con lame triangolari affilatissime. Non hanno viti e la molla è una curvatura del ferro sul manico.
Hanno un’aspetto arcaico, ricordano le armi nuragiche e micenee, le armi delle millenarie culture pastorali del Mediterraneo.
Nel corso della tosatura le forbici vengono bagnate e affilate di continuo: diventano veri e propri rasoi che, insieme all’abilità del pastore, permettono un tosatura perfetta.
Il taglio
Durante le operazioni di taglio le forbici vengono maneggiate con destrezza ma anche con accortezza per non ferire la pecora.
Il pastore sta chino sull’animale legato (trebìu) che talvolta tenta comunque di divincolarsi.
Bisogna tosare la pecora in tutte le parti del corpo, dalla testa fino alla coda e bisogna tosare in modo tale che il vello venga via come una pelliccia, composto e uniforme.
Finite le operazioni di taglio, la pecora è libera e ritorna in sa korte.
Le pecore vengono tosate non solo perchè la lana è utile, ma anche perché la lunghezza del vello può essere un impedimento per l’animale, sopratutto nella stagione estiva: l’animale, infatti, impigliandosi nei cespugli, potrebbe riempirsi di spine, ferendosi.
Il banchetto
Il banchetto, immancabile, rappresenta una vera e propria consumazione cerimoniale.
Si tosa presto di buon mattino, per evitare il sole. Così già intorno alle 9, 10 si fa su murzu: è una sorta di robusta merenda di mezza mattina a base di casu axedu (una sorta di yoghurt ottenuto dal latte di pecora o di capra), interiora di pecora e vino ovviamente.
Al mattino, quando si arriva a sa korte, si scelgono i capi da macellare per il pranzo.
La base del pasto sono la pecora e il formaggio.
Ecco i cibi tradizionali della tosatura:
- arrosto allo spiedo: si usano carni di pecora e agnellone (su sakkayu) che si lardellano (stiddianta) con gocce infuocate di lardo di maiale
- brodo di pecora: brodo molto corposo esclusivamente a base di carne di pecora fatta bollire insieme a patate e cipolle. Si consuma con il pane casereccio e il formaggio pecorino freschissimo fuso nel brodo bollente.
- carni lesse: sono le carni del bollito. Si consumano con le patate e le cipolle
- su zurrete o entiri ‘e sambini: è lo stomaco della pecora, ripieno di sangue condito con formaggio fresco, pane e un soffritto a base di cipolle. Viene cotto in acqua bollente.
- sa tratalìa e sa corda: arrosto di frattaglie confezionate a forma di treccia e cotte allo spiedo
- casu axedu: una sorta di yoghurt a base di latte di pecora, leggermente acidulo.
- casu in filixi: coagulo appena fatto e disposto a strati su foglie di felce. Si prepara la mattina presto e si gusta verso le 5 del pomeriggio. E’ fresco e dolce una vera leccornia.
- casu marzu: il tipico formaggio marcio con i vermi
- su kallu: stomaco del capretto contenente una crema di latte molto piccante
- dolci vari
- vino bianco e vino rosso cannonau
- abbardente: l’acquavite di vinacce
La festa
la tosatura è una vera e propria occasione di ritrovo per la comunità pastorale: può essere l’occasione per rafforzare rapporti di parentela e affinità, o per rinnovare legami d’amicizia.
Un tempo, per comporre la squadra dei tosatori, si ingaggiavano altri pastori e li si remunerava con la lana di una pecora.
I tosatori “gareggiano” in destrezza e velocità: i più abili tosano molte pecore perfettamente e in breve tempo.
Sa tundidura è una festa di voci e colori, balli e sapori:
i balli sono accompagnati talvolta da un canto a tenore che riproduce i suoni della natura (persino il belato stesso della pecora).
Si cantano anche “muttos” e “muttettus”: canti in rima, improvvisati e dai contenuti burleschi e allegri.
Sa tundimenta come altre attività, quali la castrazione, la marchiatura e l’intaccatura dell’orecchio della pecora, costituisce una fase importante del lavoro del pastore che fino a non molti anni fa si svolgeva esclusivamente nell’ovile, in su cuile, luogo nel quale un sapere secolare si tramandava di padre in figlio.
La tosatura è uno dei momenti più intensi delle comunità pastorali della Sardegna. E’ un rito al quale devi partecipare se vuoi capire i valori di una cultura antica che guarda al futuro rielaborando le sue radici.
Salvatore Corrias
web editing SP